giovedì 21 febbraio 2008

Una baia bellissima





Il Porto grande di Siracusa è una baia bellissima, uno dei porti naturali più grandi d’Italia e d’Europa, e camminando sulle sue rive la sua forma circolare lo fa sembrare in grande lago. Ad una estremità della baia sorge l’isola di Ortigia, prescelta come approdo dai greci nel 735 a.C. Ortigia è un isolotto di forma allungata che si protende verso il mare e affonda tra le onde con il bastione del Castello Maniace, come la prua di una nave di roccia color miele. I colori della baia sono delicati come un acquerello: il mare blu chiaro, il cielo azzurro pastello, i palazzi di Ortigia color sabbia. Questo è il panorama della strada che mi porta a casa, e dopo mesi che percorro la stessa strada mi stupisco ogni volta per la bellezza del paesaggio. Di fronte all’isola di Ortigia la terraferma prende la forma di una penisola dalle coste rocciose a picco sul mare. Sull’estremità della penisola della Maddelena, così si chiama, sorge il faro di Capo Murro di Porco (non so il perché di questo nome, indagherò) nel cuore dell’area marina protetta del Plemmirio. Passeggiando in una delle rare e nascoste spiagge, si possono raccogliere conchiglie sorprendenti, grandi e di colori molto intensi. Le scogliere della Maddalena sono ambienti solitari e selvaggi, l’accesso al mare non è né comodo né semplice e così io e Corto (soprannome che L. si è guadagnato per la sua passione per Corto Maltese e per le barche) ci divertiamo a sentirci esploratori. Camminando in equilibrio tra le rocce, ascoltiamo il ruggito del mare in fondo alla scogliera, scopriamo una grotta abitata da rondini, raccogliamo bacche di mirto ed erbe selvatiche. Abbiamo trovato il nostro angolo di paradiso.

giovedì 14 febbraio 2008

M'illumino di meno


Venerdì 15 febbraio sarà la giornata del risparmio energetico, con la campagna M’illumino di meno di Caterpillar-Radio 2. Avete sentito la sigla dei Mau Mau? Divertentissima. E sull’onda di questo divertimento, la mia anima ambientalista si è entusiasmata ed ha pensato ad un piccolo evento per sensibilizzare gli amici e organizzare una serata per loro. La campagna M’illumino di meno chiede di aderire con un gesto simbolico: spegnere le luci dalle ore 18 in poi (aderiscono anche tanti comuni italiani, come Torino che spegnerà le luci della piazza principale e della Mole Antonelliana, e città straniere che spegneranno i centri storici). Ci pensate? Anche dalle piazze delle città si potranno finalmente vedere…le stelle! Io per i miei amici ho pensato ad una cena a lume di candela, chissà se ci sentiremo tutti romantici, e un tappeto musicale che inizia con la canzone dei Mau Mau, e poi un menù con prodotti siciliani a km zero ( e qui sono avvantaggiata, la Sicilia offre a profusione pesce, formaggi di produzione artigianale, frutta e verdura meravigliosa). Non userò il forno elettrico per cucinare, ma solo un veloce passaggio sui fornelli, e cercherò di animare la conversazione sul tema del risparmio energetico. Per dolce, servirò una fonduta di cioccolato sciolta lentamente sul fornello ad alcool, al centro del tavolo, e ognuno potrà intingervi frutta, noci e biscotti, come intorno ad un focolare in miniatura. La Sicilia è un’isola fortunata, baciata dal sole e accarezzata dai venti e dalle onde del mare, piena di energia della sua gente: serve solo un pizzico di consapevolezza.
Quindi venerdì sera, noi brilleremo di più e ci illumineremo di meno!

Ti spremo e ti butto via


Ieri sono entrata in una pasticceria della zona del santuario, vicino al museo archeologico che custodisce la Venere Landolina. La zona, nel centro della città nuova, è ricca di parchi e giardini, da cui spuntano esuberanti piante di agrumi cariche di frutti come alberi di natale, e nell’aria si diffonde il profumo dolce delle zagare.
Nello scegliere la pasticceria, ero stata attirata dai cartelli accanto all’ingresso: frullati, granite di produzione propria, spremute. Entro, e già pregustandola chiedo una spremuta di arance: siamo in febbraio, fa freddo, facciamo scorta di vitamina C, mi dico. Un barista indolente, prende uno spremiagrumi di plastica, presumo comprato a 1 euro su un banco al mercato, e inizia a spremere un’arancia moscia e ammaccata: si accorge che è guasta e la butta via con gesto plateale mentre io lo guardo perplessa. Ne prende un’altra, sempre moscia e rinsecchita, comincia a spremere, ma anche questa mostra venature marroncine nella polpa, e la fa volare nella pattumiera. Con la terza arancia va meglio, è bruttina a vedersi ma sembra commestibile, e spreme. Alla fine riesce a servirmi qualcosa che posso definire spremuta di arancia. Esco dal locale sconcertata: mi trovo nella regione che produce le migliori arance del Mediterraneo, al mercato costano 50 centesimi al chilo e sono bellissime, grandi da non credere, dolci e squisite, sono uno dei tesori della Sicilia. Ancora una volta, il divario tra le aspettative e la realtà si fa incomprensibile.

giovedì 7 febbraio 2008

Amore/odio


Amo gli orizzonti vasti del paesaggio siciliano, che con una sola occhiata puoi andare dal mare al vulcano innevato, amo il cielo blu intenso, le notti buio profondo in cui ti sembra che le stelle ti piovano addosso. Amo il profumo di mare quando parcheggio la macchina al porto, e il profumo della terra che ha il sentore caldo della cannella, della liquirizia e di biscotto. Nella mia città emiliana, mi mancavano molto questi profumi, e la nostalgia della Sicilia, da bambina, era per me prima di tutto nostalgia olfattiva.
Amo la presenza dei fiori tutto l’anno, gli alberi che non perdono le foglie in autunno, il profumo del seducente gelsomino che diventa più intenso di notte, i pettirossi e le ghiandaie che visitano il mio giardino golosi di fichi d’india. Amo i colori di Siracusa, il turchese del mare e il sabbia dei palazzi barocchi e del Castello Maniace di Ortigia.
Odio…le cartacce al bordo delle strade, che ti costringono a tenere lo sguardo a un metro da terra per non turbare la bellezza della campagna. Odio i sorpassi azzardati con il telefonino in mano, la guida anarchica e prepotente, quando si arriva alle rotonde e pare che l’unico modo per decidere a chi tocca passare sia un gioco di sguardi. Odio le spiagge coperte da un tappeto di bottiglie di plastica, pannolini, ciabatte spaiate. Le case costruite sulla scogliera, con gettate di cemento che arrivano al mare, e impediscono di raggiungere le spiagge, privilegio di pochi. Mi dibatto tra bellezza e squallore di quest’isola incantata, e cresce in me questo sentimento di amore/odio.

Ortigia, l'isola nell'isola


Passeggio senza una meta tra i vicoli di Ortigia, l’isolotto su cui approdarono i coloni greci di Corinto nel 733 a.C. Si respira l’atmosfera del Mediterraneo: i templi greci, i palazzi di calcare bianco e abbagliante che si stagliano su un cielo indaco, i vicoli tortuosi e i giardini nascosti da cui di tanto in tanto sfugge un ramo di profumato gelsomino. Le vetrine dei panifici mi ricordano la Turchia e l’Egitto: panini di forme curiose ricoperti da semi di sesamo (la giuggiulèna, come dicono qui) i frutti di Martorana, ovvero pasta di mandorle lavorata fino ad ottenere la forma e i colori della frutta che per un momento l’occhio si illude di vedere. Il mercato è uno dei luoghi che preferisco: bancarelle cariche di frutta e verdure a volte sconosciute, botteghe di spezie colorate e dal profumo pungente che sembra di essere in Marocco. E poi i banchi del pesce: pesci spada giganti, che ti guardano con i loro occhi blu e profondi come il mare da cui sono stati strappati, spatole color argento, tonni dalle carni rosse. Qualcuno cerca di arrotondare le magre entrate e allestisce ai margini del mercato un banco di fortuna con una bacinella e qualche cartone: offre ricci, polipi vivi, qualche miscuglio di pesciolini troppo piccoli e sconosciuti. Agli odori e ai colori, si uniscono i richiami dei venditori, che scoppiano in cantilene incomprensibili, modulando la voce come fa il muezzin per il richiamo alla preghiera dall’alto dei minareti. La gente cammina con l’indolenza di chi vive al caldo, di chi percorre strade contorte e affollate, di chi è appagato dalla vita e non ha nulla da inseguire. Per qualche momento, cerco di sentirmi come loro.