giovedì 31 gennaio 2008

La mia casa in riva al mare


Vivere a pochi metri dal mare è per me un’esperienza affascinante. Invece del traffico della strada, ora il mio sottofondo musicale sono le onde del mare. Da mio piccolo giardino, mentre raccolgo le arance per l’insalata, sento il suono regolare della risacca. Oppure salgo con la piccola scala a chiocciola sul tetto, e guardo l’isola di Ortigia e le derive che escono dal porto grande. Di sera, quando il vento è forte, tutto in casa vibra e sussulta: le porte, i vetri delle finestre tintinnano come sartie e mi sembra di essere su di una barca in balia del vento. Quando soffia un forte vento di mare, e le onde stordiscono cupe e grigie, la casa viene avvolta dalla salsedine. Al primo sole del nuovo giorno, mi ritrovo come un mozzo sul ponte di una barca, con la spugna in mano, a sfregare gli infissi di legno per salvarli dalla corrosione del sale. Vivere in riva al mare è affascinante, ma molto, molto faticoso.

mercoledì 30 gennaio 2008

I luoghi di Montalbano


La scoperta dei luoghi di Montalbano può avvenire quando meno te lo aspetti. In escursione nella campagna ragusana con un gruppo di amici, esploriamo una piccola grotta nascosta da cespugli di rovi. La volta della grotta è bassa e regolare, all’interno scorgiamo il profilo di alcune tombe circondate da colonne. Appena gli occhi si abituano alla semioscurità, emergono alla memoria le immagini della tomba dei due giovani amanti, nell’episodio “Il cane di terracotta”. E’ per me uno dei racconti più belli di Camilleri, narrato con la lentezza di certe giornate siciliane. Nell’episodio, viene casualmente ritrovata in una grotta la tomba di due giovani innamorati, delicatamente abbracciati e sorvegliati da un’ impassibile statua a forma di cane. Ai loro piedi, una giara contenente dell’acqua. La scena sembra rimandare ad un preciso rituale, me chi sono i due giovani e chi ha predisposto con tanta delicatezza il loro talamo eterno?

Istantanee


Giorno, mercato, disordinate bancarelle di frutta, lucenti banchi di pesci.
Una ragazza giovane, lineamenti da bambina, sta immobile in ginocchio, jeans sdruciti e maglietta come tanti ragazzi. Ma lei sta immobile, lo sguardo a terra, regge delicatamente, forse con vergogna, un pezzo di cartone con scritte le solite parole: povera, aiutatemi, sola. La guardo, lei non ricambia, gli occhi sempre a terra. Per un attimo il mio passo rallenta, il mio percorso devia leggermente per raggiungerla. Penso a una frase, a cosa posso dirle. Poi mi guardo intorno, un fiume di gente intorno a me. Mi prende l’incertezza, un senso di impotenza. Chi sono io per pensare di salvarla? Io che non so se salverò neanche me stessa? Mi rituffo nel fiume di gente e mi lascio trasportare.

Gente di Sicilia


Non è facile definire questa gente di Sicilia. La prima cosa che mi ha colpita, è stata l’intensità degli sguardi. Quando ti guardano, lo fanno davvero. Il loro non è uno sguardo superficiale, sfuggente. Anche se solo per un attimo, mi sento trafitta dalla profondità di un’occhiata, come se fossi senza maschere e senza difese, e poi lasciata andare. I siciliani sono contraddittori come la loro splendida terra. Alcuni così intelligenti, dotati di humor e sensibilità da lasciare a bocca aperta, sguardi intensi e profondi, quasi primordiali. Altri cretini, ma veramente cretini, toccano abissi di cretinità. Non riesco ad abituarmi all’incuria con cui alcuni trattano la loro splendida terra: le spiagge coperte da un tappeto di bottiglie e piatti di plastica, i rifiuti al bordo delle strade. E una natura rigogliosa, quasi incurante, che ricopre di cuscini verdi le nefandezze dell’uomo. Questa è gente abituata a lottare, a non avere niente di certo, a farsi bastare il poco. Nella loro mente convivono l’orgoglio di una nobile e antica origine, la ricchezza di tanti popoli che qui si sono mescolati, il senso di inferiorità rispetto agli standard di altre regioni del paese. Complessità è il segno che li contraddistingue.

martedì 29 gennaio 2008

Il respiro del mare


Esistono luoghi magici, qui in Sicilia. L’area marina protetta del Plemmirio, visibile da Siracusa, è uno di questi. Un mare puro e ondoso incontra la scogliera alta e solitaria. Mi siedo sulla falesia a picco sulle onde, in lontananza qualche barca a vela sussulta come un guscio di noce in balia dei flutti. Le onde si infrangono con esuberanza, disperdendo nell’aria goccioline che vibrano per un attimo dei colori dell’arcobaleno. Le rocce ai miei piedi mostrano un reticolo di fessure, infilo piano le mie dita e sento il respiro del mare…profondo, calmo, ad ogni onda sento l’aria che attraversa la volta della grotta marina su cui sono stesa, e arriva a me con forza ipnotica. Per un momento, dimentico chi sono, adesso esiste solo la magia del mare.

Diario di un anno vissuto in Sicilia


L’avventura inizia circa un anno fa, quando per un trasferimento di lavoro mi ritrovo a vivere nella provincia più a sud d’Europa, a Siracusa. L’impatto è forte, di quelli che lasciano storditi: la luce intensa, i colori saturi del cielo, del mare, della vegetazione, la roccia bianca dei templi e dei palazzi, delle cattedrali che sembrano cesellate nella sabbia chiara. A me, abituata al clima della pianura padana, l’esplosione di luce e colori mi fa sentire sotto l’effetto di una droga che potenzia le sensazioni. Capisco di essere sbarcata in una terra ricca di contrasti, non sempre facili da tollerare. I contrasti tra la bellezza del paesaggio e l’incuria con cui è gestito. Nel raggio di pochi chilometri, sulla costa, convivono ignorandosi un pericoloso polo petrolchimico e una meravigliosa area marina protetta, ricca di splendidi pesci e coralli. Nella stessa città, accanto al teatro greco che sovrasta il mare, si alzano palazzi orrendi e cadenti, immersi in un traffico disordinato di auto e scooter. La vegetazione copre con fioriture perenni i rifiuti ai margini delle strade. Bellezza e squallore si fronteggiano continuamente, creando uno stato confusionale in chi arriva per la prima volta.